Il dio delle piccole cose by Arundhati Roy

Il dio delle piccole cose by Arundhati Roy

autore:Arundhati Roy [Roy, Arundhati]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788850213955
editore: TEA


Finì di glassare la torta.

Poi gettò il capo all'indietro e si strizzò la glassa che rimaneva sulla lingua.

Spire senza fine di dentifricio al cioccolato su una lingua rosa da Kochu Maria.

Quando Mammachi chiamò dalla veranda («Kochu Mariye! Sento la macchina! ») aveva la bocca piena di glassa al cioccolato e non riuscì a rispondere.

Quando l'ebbe ingoiata tutta, si passò la lingua sui denti e fece una serie di schiocchi con la lingua contro il palato, come se avesse appena mangiato qualcosa di aspro.

Suoni lontani di auto azzurrocielo (oltre la fermata della corriera, oltre la scuola, oltre la chiesa gialla e su per la strada rossa piena di gobbe, fiancheggiata dagli alberi della gomma) fecero correre un mormorio per i fabbricati scuri e fuligginosi delle Conserve Paradiso.

L'attività di conservazione (e di spremitura, e di affettatura, e di bollitura, e di mescolamento, e di grattugiatura, e di salatura, e di essiccatura, e di pesatura, e di inscatolamento) cessò.

« Chacko Saar Jannu », diceva il mormorio.

I coltelli per affettare furono posati.

Le verdure furono abbandonate, affettate a metà, sugli ampi ripiani d'acciaio.

Zucche amare devastate, ananas incompleti.

I salvadita di gomma colorata (dai colori brillanti, simili a spessi e allegri preservativi) furono sfilati.

Le mani sporche di salamoia furono lavate e asciugate nei grembiuli blu cobalto.

Alcune ciocche di capelli sfuggenti furono ricatturate e restituite a una testa bianca decorata di cicatrici.

I mundu ripiegati sotto il grembiule furono sciolti.

Le porte di rete metallica della fabbrica avevano i cardini a molla, che le fecero richiudere con fracasso su se stesse.

E su un lato della strada, oltre il vecchio pozzo, all'ombra dell'albero di kodam puli, un esercito silenzioso in grembiule blu si radunò nella caluraverde per guardare.

Grembiuli blu, copricapi bianchi, come un grumo di vivaci bandiere bianche e blu.

Achu, Jose, Yako, Anian, Elayan, Kuttan, Vijayan, Vawa, Joy, Sumathi, Ammal, Annamma, Kanakamma, Latha, Sushila, Vijayamma, Jollykutty, Mollykutty, Lucykutty, Bina Mol (ragazze con i nomi da corriera).

I primi mormorii di scontento celati sotto uno spesso strato di lealtà.

La Plymouth azzurrocielo entrò curvando nel cancello e fece crepitare la ghiaia del vialetto, frantumando piccole conchiglie e schizzando intorno sassolini rossi e gialli.

I bambini si precipitarono fuori dall'auto.

Fontane afflosciate.

Ciuffi appiattiti.

Pantaloni gialli a zampa d'elefante e amate borsette go-go sgualciti.

Intontiti dal jet lag e semiaddormentati E poi gli adulti con le caviglie gonfie.

Torpidi per il troppo star seduti.

«Siete arrivati?» chiese Mammachi, girando gli occhiali scuri allungati verso quei nuovi rumori: sportelli d'auto che sbattevano, gente che scendeva.

Abbassò il violino.

«Mammachi!» d,isse Rahel alla sua bella nonna cieca.

« Estha ha vomitato! Proprio nel bel mezzo di Tutti insieme appassionatamente! E... » Ammu toccò sua figlia con delicatezza.

Sulla spalla.

E il tocco significava: Shhhh...

Rahel si guardò attorno e vide che si trovava al centro di una Commedia.

Ma a lei era riservata solo una particina.

Lei faceva parte del paesaggio.

Un fiore, forse.

O un albero.

Un viso tra la folla.

Una della gente-del-posto.

Nessuno disse Salve a Rahel.

Nemmeno l'Esercito Blu nella caluraverde.

« Dov'è? » chiese Mammachi ai rumori dell'auto. « Dov'è la mia Sophie Mol? Vieni qui e fatti vedere. » Mentre parlava, la Melodia



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